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#EachForEquality. Ma è così anche nell’imprenditoria?

“Each for equality” è lo slogan ufficiale scelto quest’anno per celebrare la Festa della Donna: la sfida collettiva di demolire gli stereotipi di genere e i pregiudizi per rendere il mondo un luogo più equo, di allargare lo sguardo alle condizioni femminili, di valorizzare il lavoro delle donne e migliorarne l’esercizio dei diritti non spetta alle donne soltanto, ma a tutti. Ciascuno con le proprie azioni individuali, con un continuo esercizio nelle conversazioni, nei comportamenti e nel modo di ragionare può avere un impatto positivo sulla società e contribuire a costruire un mondo basato sull’equità di genere. Ma qual è la situazione dell’imprenditoria femminile?

L’imprenditoria femminile

Le differenze permangono in tanti Paesi e in quasi tutti i settori economici, nonostante la partecipazione femminile sia fondamentale e imprescindibile in qualunque società dichiari di ricercare solidità, vitalità e inclusività.
Secondo la società di consulenza McKinsey, le donne lavoratrici oggi generano solo il 37% del PIL, anche se rappresentano la metà della forza lavoro mondiale. Questo significa che, se si riuscisse davvero a ridurre il divario di genere, al valore di PIL dichiarato, si potrebbero aggiungere 12 trilioni di dollari entro il 2025.

Ricondurre ad una mera osservazione economica la questione dell’imprenditoria femminile può essere certamente riduttivo, soprattutto perché dovrebbero essere considerati anche fattori soft e culturali, ma è da evidenziare una correlazione tra il numero di imprenditrici e i franchising avviati in Italia: la percentuale di donne che decide in investire in proprio è in continua crescita e spesso, si dimostrano più concrete nell’aderire alle proposte dei franchisor, più risolute durante la fase iniziale di apertura e più fiduciose dei propri mezzi e della propria capacità organizzativa. Sono più informate degli uomini nella scelta del settore di affiliazione e più soddisfatte dei propri risultati.

Lo stessa società McKinsey sottolinea, infatti, come i business al femminile facciano registrare performance migliori per quanto riguarda la qualità dell’ambiente di lavoro, il management e la coordinazione delle diverse aree aziendali.

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