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Per venire incontro alle vostre domande, abbiamo deciso di inaugurare delle interviste con esperti del settore: oggi, l’avvocato.

Per il nostro secondo incontro, abbiamo chiesto un aiuto alla dott.ssa Sarah Weber, esperta avvocatessa, per toccare con mano la materia.

Salve Avv.ssa Sarah Weber, come prima cosa: quali sono, secondo la sua esperienza e inerentemente alla sua professione, le tre grandi caratteristiche che definiscono l’esperienza di un franchising di successo?
Indubbiamente un contratto di franchising che garantisca un equilibrio tra diritti e obblighi gravanti su entrambe le parti, la previsione contrattuale di ogni possibile aspetto relativo al rapporto di affiliazione che possa prevenire l’insorgere di eventuali dubbi sulla applicazione dello stesso, la predisposizione dell’Affiliante a venire incontro alle esigenze dei singoli Affiliati al fine di definire bonariamente eventuali controversie.

Nell’avventurarsi nel mondo del franchising, ci sono due grandi temi che si pongono: il primo è quello del manuale operativo. Quanto è importante, anche da un punto di vista legale?
Il manuale operativo è fondamentale in quanto con esso viene trasmesso all’affiliato il know how sviluppato negli anni dall’affiliante. Tale patrimonio di conoscenze e tecniche commerciali, frutto di ricerche e approfondimenti esperiti dal franchisor, permette altresì una gestione omogenea dei punti vendita, garantendo così il medesimo standard di qualità in ogni negozio.

Il secondo tema è ovviamente quello legato al contratto di franchising. Ce lo può brevemente esporre?
Il contratto di franchising disciplina i rapporti tra affiliato e affiliante. È importante rilevare come lo stesso sia uguale per tutti gli affiliati permettendo così di sviluppare una rete uniforme di punti vendita sul territorio: esso contiene una puntuale descrizione dell’oggetto del contratto – nel caso di specie la concessione all’Affiliato di aprire, arredare e gestire un punto vendita che utilizzi l’immagine, il marchio e il know how dell’affiliante –   nonché dei diritti e degli obblighi gravanti sulle parti. Sono inoltre indicate le condizioni di rinnovo, risoluzione o eventuale cessione del contratto stesso.

Legalmente, quali sono gli step da esaminare prima di valutare la diramazione di un franchising o l’apertura di un punto vendita legato ad un franchising esistente?
Il limite principale per la diramazione di un franchising o l’apertura di un punto vendita legato ad un franchising esistente è il rispetto dell’area di esclusiva degli altri affiliati, ove questa sia ad essi riconosciuta contrattualmente ai sensi dell’art. 3, comma 4, lett. c) l. 129/2004.

Quali sono, a questo proposito, le macro differenze contrattuali tra il creare un franchising ex novo e l’affiliarsi a uno esistente?
La creazione di un franchising ex novo richiede indubbiamente un’organizzazione maggiore anche dal punto di vista contrattuale: invero, oltre alla redazione del contratto di franchising tra affiliante e affiliato, dovrà essere creato e registrato il marchio del nuovo franchising e dovranno essere stipulati i contratti con i singoli fornitori e/o produttori dei prodotti oggetto dell’attività. L’affiliazione ad un franchising già esistente, invece, permette di aderire ad un contratto già predisposto e di entrare in contatto con una rete di fornitori e produttori già sviluppata.

Quali sono i punti salienti che qualsiasi tipo di contratto di quest’ambito deve assolutamente avere?
Il contenuto minimo del contratto di franchising è indicato dall’art. 3 della l. 129/2004.  Esso deve essere redatto per iscritto a pena di nullità e, qualora sia a tempo determinato, deve comunque essere garantita all’affiliato una durata minima sufficiente all’ammortamento dell’investimento (essa non può essere inferiore a tre anni).

Inoltre, il contratto deve inoltre espressamente indicare: l’ammontare degli investimenti e delle eventuali spese di ingresso che l’affiliato deve sostenere prima dell’inizio dell’attività; le modalità di calcolo e di pagamento delle royalties, e l’eventuale indicazione di un incasso minimo da realizzare da parte dell’affiliato; l’ambito di eventuale esclusiva territoriale; la specifica del know-how fornito dall’affiliante all’affiliato; le eventuali modalità di riconoscimento dell’apporto di know-how da parte dell’affiliato; le caratteristiche dei servizi offerti dall’affiliante in termini di assistenza tecnica e commerciale, progettazione ed allestimento, formazione e le condizioni di rinnovo, risoluzione o eventuale cessione del contratto stesso.

avvocato

Quanto il contratto e il manuale operativo possono difendere il marchio che si intende creare?
La tutela del marchio può essere tutelata nel contratto tramite la previsione di apposite clausole che ne disciplinino l’uso da parte dell’affiliato. La previsione di penali e clausole risolutive in caso di violazione delle norme disciplinanti l’utilizzo del marchio può essere un ottimo strumento per “difendere” il marchio.

Il manuale operativo, invece, può invece tutelare indirettamente il marchio: l’applicazione delle tecniche commerciali e gestionali ivi indicate permette di garantire determinati standard e mantenere elevata la qualità e l’apprezzamento del marchio sul mercato.

Quanto è protetta la replicabilità del business che si vuole sviluppare?
Il business in questione può ovviamente essere replicato da altre società nei medesimi termini. Tuttavia, la normativa sulla tutela del marchio impedisce che a terzi di appropriarsi o usare segni identici o simili nel medesimo segmento del mercato e tutela il franchisor permettendogli di agire nei confronti di marchi che siano in conflitto con il proprio.

Nella sua esperienza, quali aspetti generano i contenziosi più difficili da dirimere?
La maggior parte dei contenziosi è generato da affiliati che dopo essersi impegnati con l’Affiliante con la sottoscrizione del contratto di franchising cambiano idea sull’apertura del punto vendita, perché non hanno adeguatamente valutato l’impegno economico da affrontare e pretendono la restituzione da parte dell’Affiliante di quanto fino a quel momento versato, senza prendere in considerazione l’impegno e l’attività già svolta da parte del franchisor. La difficoltà è proprio quella di far comprendere alla controparte il valore dell’apporto dato fino a quel momento e giungere ad una soluzione bonaria della vicenda.

Proprio a fronte di quanto sopra, secondo lei quali sono gli errori assolutamente da evitare? E che consiglierebbe ad un neofita della materia per evitare di incappare in leggerezze?
La cosa più importante è valutare adeguatamente tutti gli investimenti necessari per procedere con l’apertura del punto vendita in franchising.

Un tema forse poco approfondito è quello del franchising all’estero. Legalmente, ci sono paletti stringenti che disciplinano la materia?
L’istituto del franchising è disciplinato anche a livello europeo e, pertanto, i limiti possono derivare dalla normativa europea nonché da quella dei singoli Stati. In ogni caso è indubbiamente possibile anche l’apertura di punti vendita all’estero.

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